Antichi idronimi emergono

ForoHo scritto più volte, nel mio libro ed in questi articoletti, che gli idronimi (i nomi dei corsi d’acqua) sono in genere tra i toponimi più antichi e che spesso cristallizzano vocaboli di lingue parlate millenni orsono. Alcuni esempi possono trovarsi su questa pagina relativa alla provincia di Chieti : il Trigno (Trinius fl.) ed il Sangro (Sagrus fl.) hanno nomi attestati nell’antichità, ma anche l’Alento, la Venna, il Feltrino, l’Aventino, l’Avella, il Laio, l’Osento, il Sinello, il Lavino, l’Orta sono nomi di origine preromana, che possiamo ricostruire nella loro forma originaria come *alentus ‘che nutre’, *avenna ‘corrente’, *feltrinus ‘pulitore’, *aventinus ‘piccola corrente’, *avella ‘torrentello’, *lagius ‘letto’, *ausentus ‘che scola’, *senella ‘che bagna’, *lavinus ‘che lava’, *orta ‘sorgente’.

Rimangono pochi idronimi romanzi, ossia derivati dal latino regionale e dunque di origine tardo-antica o medievale. Tra quelli che citavo nello studio come ‘dubbi’, inserivo anche il nome del Foro, fiume che nasce a monte di Pretoro e sfocia tra Francavilla ed Ortona. Si potrebbe pensare ad una retroformazione da foro, -are ‘forare’, affine per significato al tipo buc(i)o ‘forra’. Invece Marcello De Giovanni, nel suo studio del 1989 Kora. Storia linguistica della provincia di Chieti, pensava ad un sintagma latino forum piscatorium ‘mercato del pesce, pescheria’ (con forus variante maschile attestata in Plauto di forum), di cui si sarebbe conservata nell’uso solo la prima parte. De Giovanni confrontava Foro con il toponimo Foro Boario, che pare designi una località presso Chieti, e per il significato con il nome della Pescara. E’ proprio la motivazione semantica che difetta in questa etimologia, essendo inverosimile a mio avviso che un fiume sia stato chiamato ‘mercato del pesce’.

Propongo invece una diversa etimologia, secondo la quale il nome del Foro sarebbe molto più antico. Parto dalla constatazione che, come molti altri idronimi, il Foro possiede in dialetto un articolo: era ed è correntemente chiamato lu fore. Non potrebbe l’articolo avere nel tempo agglutinato una iniziale U- che era invece originariamente parte dell’idronimo? In altre parole, propongo di ricostruire l’idronimo originario come l’ufore, da *ufor(i)us.

Sotto questa forma, avrebbe una ottima etimologia. Infatti, nell’elemento *uf- riconosciamo il grado “zero“ della radice indoeuropea *eudh- ‘mammella, fecondo’, con riferimento alla copiosità delle acque. Il passaggio da DH a F è tipico delle lingue sabelliche come il marrucino, nel cui territorio il Foro scorre. Il suffisso è pure tipicamente italico, derivante dal rotacismo sabellico e poi anche latino che trasformò l’originario suffisso indoeuropeo -osyo-. Il prototipo indoeuropeo dell’idronimo sarebbe dunque *eudh-os-yo-s.

Nelle lingue italiche doveva esistere un vocabolo relativo ai corsi d’acqua che suonava *uf- o anche *auf-, dal grado in O della stessa radice indoeuropea, *oudh-. Questo vocabolo doveva essere molto comune, tanto che ha prodotto una vera e propria famiglia di idronimi italiani. Gli autori antichi ci hanno tramandato i nomi Aufentus fl. (Ufente, prov. Latina) ed Aufidus fl. (Ofanto, prov. Foggia), ma anche nomi di città che evidentemente furono battezzate in relazione ad un corso d’acqua. E’ questo il caso di Aufidena (Castel di Sangro), città carricina presso un ponte sul Sangro, Aufinum (vic. Capestrano), centro vestino presso le importanti sorgenti di Capodacqua, ma anche Aufugum nel Bruzio.

A questa famiglia avevo tempo fa aggiunto anche un altro idronimo nostrano, il nome dell’Orfento, l’urfente in dialetto, secondo me originato da una dissimilazione dialettale (la R cioè aggiunta per eufonia) da un precedente l’ufente. E questo è pure da ricondurre al vocabolo *(a)uf- attraverso una forma participiale *(a)uf-ent-os.

Antonio Sciarretta

(Foto: panoramio.com, utente maury3001)