Saline

Sorpasso(da Il Sorpasso, periodico politico-culturale-sportivo di Montesilvano, anno I, num. 4)

Nello scorso numero Il Sorpasso ha ospitato varie opinioni sulla proposta di porto turistico alla foce del Saline. Affrontiamo ora l’aspetto toponimico della questione.

E’ scontato che l’origine dell’idronimo (nome di corso d’acqua) Saline sia da attribuire alle saline che si trovavano presso la sua foce, note già in epoca romana tanto che una « mappa stradale » del IV o V secolo, la Tabula detta Peutingeriana dal nome del suo editore rinascimentale, segna lungo la via adriatica una località ad Salinas, forse una semplice stazione di posta. La stessa Tabula riporta tra Pescara e Salinas un nome di fiume piuttosto corrotto, ma che gli storici non hanno avuto dubbi nel leggere Salinus e identificare con il nostro fiume. Al contrario, si dibatte ancora su dove si trovasse esattamente la stazione di posta ad Salinas, se a sud della foce, dunque nel territorio dell’attuale Montesilvano, o a nord, nel territorio che è oggi di Città Sant’Angelo, o addirittura ben a monte della foce verso Cappelle. E’ proprio presso Cappelle che in epoca altomedievale si trovava la curtis de Saline, che diede luogo ad un incastellamento (vedi Il Sorpasso, n° 2) che però ebbe vita breve.

Troviamo altri riferimenti all’idronimo Saline in zone piuttosto lontane da quello che oggi chiamiamo ‘fiume Saline’, cioè il corso d’acqua risultante dalla confluenza dei fiumi Tavo e Fino. Ad esempio, la località di S. Martino in Salino, citata a partire dal X secolo tra i possedimenti dell’abbazia di Montecassino, corrisponde all’omonima contrada di Città Sant’Angelo, che però non si trova in prossimità del Saline bensì lungo la vallata del torrente Piomba. Per spiegare questa apparente incongruenza è stato ipotizzato che in epoca antica il Piomba non sfociasse direttamente nel mare ma si unisse all’odierno Saline formando una specie di delta, cosicchè entrambi i corsi d’acqua erano noti col nome unico di Salinus. Secondo questa ipotesi l’idronimo Plumba sarebbe emerso solo in epoca medievale, in seguito alla separazione dei due rami.

Tornando a Salinus/Salinas, il nome allude come già detto al ‘sale’ e alla sua produzione sulla costa. Idronimi di questo tipo sono sorprendentemente diffusi nella toponomastica contemporanea. L’esempio più prossimo è il Salinello, fiume teramano che era chiamato fino almeno al XIX secolo anche Salino. Abbiamo poi un torrente Salino nelle Marche, un altro in Calabria, un Salina ed un Salinella in Sicilia… Tutti apparentemente così chiamati per via delle acque salse.

Tale motivazione toponimica era comunque attiva già in epoca antica. Troviamo infatti diversi toponimi preromani, identificabili dal tema sal- seguito da suffissi vari, che risalgono più o meno direttamente alla radice indoeuropea (vedi Il Sorpasso, n° 1) *sal- ‘sale’. Nel mio sito ne ho identificati finora almeno una decina: non sono però tutti idronimi, anzi, i più celebri come Salernum (Salerno) in Campania, Salapia (Salpi) in Apulia e Salona (Spalato) in Illiria sono nomi di centri abitati. Evidentemente questi insediamenti presero il nome da un fiume salmastro presso il quale nacquero o perché prossimi a delle saline (come è certamente il caso di Salpi, situata vicino alle saline foggiane di Margherita di Savoia), ma anche perché semplicemente in riva al mare. Questa terza possibilità è confermata dall’esistenza di un’antichissima figura retorica indoeuropea, secondo la quale il ‘mare’ era talvolta chiamato ‘sale’. Si tratta di una sineddoche, facilmente rintracciabile nel greco omerico als ma presente anche in altre lingue come il sanscrito ed il gallese. Va tuttavia precisato che dietro alcuni di questi toponimi antichi potrebbe esserci la radice concorrente *salo- (con una diversa quantità della vocale A) che indicava le ‘onde’ e, ancora per sineddoche, il ‘mare’ stesso.

Antonio Sciarretta