Deriva dal francese

VarenneLeggiamo cosa scrive il sito ufficiale del comune di Tollo (Ch) :

Fra tutte le ipotesi avanzate [per l'origine del nome Tollo] la più attendibile sembra essere, però, quella che fa risalire la nascita di Tollo tra la fine dell’ XI e l’inizio del XII sec., durante la prima Crociata. In quell’epoca un gruppo di Crociati, originari della città francese di Tulle [...] e provenienti dalla Dalmazia, furono costretti ad approdare sulla riva destra del fiume Moro, stabilendosi su una collina poco distante, alla quale diedero il nome di La Defense e che distava dal mare circa 200 metri. Da questo luogo cominciarono a dirigersi verso zone più fertili: Plan – Maision (Piana Mazzone), Sabat – Ville (Sabatiniello), la Vienn (Venna), Plan de Tont (Piana di Titta), Col -Isseuc (Colle Secco). Infine, per difendersi dai Saraceni, costruirono sul colle un castello con sette torri, circondato da un bastione, cui diedero il nome di Tulle, più tardi Tollo, in ricordo del loro paese d’origine.

E’ tutto ciò credibile? Ovviamente no, ma resta innegabile il fascino che una possibile  origine francese – del proprio casato o del proprio paese – esercita su certe fette di popolazione. Un’origine francese appare non solo più esotica, ma anche più “nobile” di quella – che banalità! – locale, e qualora non si possa esibire un pedigree gallico, basta inventare gli antenati giusti con l’ausilio della (pseudo-)linguistica.

Ecco allora: il mio dialetto deriva dal francese (dimenticando che entrambe sono lingue derivate dal latino e dunque condividono le stesse radici e talvolta gli stessi suoni per via del fenomeno dei frangimenti vocali così diffuso in area adriatica), ma anche: la mia toponomastica è chiaramente francese. Perché? Per via delle “dominazioni francesi”.

In realtà, di “dominazione francese” in Abruzzo ed in generale nell’Italia del centro-sud vi sono stati due periodi. Il secondo, al tempo di Giuseppe Bonaparte e Gioacchino Murat durò troppi pochi anni per aver potuto lasciare un’impronta linguistica duratura (ne lasciò, invece, diverse sul piano amministrativo). Il primo periodo, quello dei re normanni e poi angioini (Normandia e Angiò erano due antiche province francesi), fu notevolmente più lungo, essendo durato più di tre secoli, pur se con l’interregno tedesco dei re svevi. Senonché i cavalieri normanno-angioini che si installavano in Italia, ed il loro seguito, parlavano non il “francese”, ma l’antico francese, una lingua affatto diversa, con una fonetica più vicina al latino e all’italiano, con residui di declinazione a due casi, ecc. Vano, dunque, cercare corrispondenze tra dialetti e toponimi dialettali da un lato, e francese moderno dall’altro.

Eppure più di un’influenza normanno-angioina rimane cristallizzata nella toponomastica odierna. Prendiamo Guarenna, nome di una frazione di Càsoli (Ch). Il toponimo (Guarennam in un documento del 1195) non ha molti riscontri italiani, ma si confronta direttamente con le numerose Garennes, Varennes, Warennes e varianti presenti oltralpe. Si tratta di un termine giuridico, citato proprio a partire dal XI sec., che indicava un ‘vivaio’ faunistico bandito, un terreno, cioè, sovente recintato, dove il signore lasciava riprodursi la selvaggina e proibiva di cacciare e pescare. In particolare restò attribuito a località dove vivono conigli selvatici i quali, ancor oggi, sono detti in francese lapins de garenne. Del resto, anche il Parco Nazionale d’Abruzzo nacque come riserva di caccia reale…

Non so dove Marcello de Giovanni abbia trovato ciò che riporta nel suo libro Kora: Storia linguistica della provincia di Chieti (Chieti, Vecchio Faggio, 1989) a proposito della nostra Guarenna, e cioè un latino warenna ‘palude, deposito alluvionale’ che egli, da buon seguace della ‘vecchia’ scuola sostratista, spiega con la solita ed oscura “base idronimica pre-indoeuropea” *var- ‘acqua’. In realtà l’etimologia di garenne è dibattuta, ma gli studiosi transalpini sembrano aver trovato una certa convergenza sul gallico uaria ‘terreno recintato’, probabilmente legato ad un *uarros ‘palo, pilastro’ (ricostruito sull’irlandese ferr ‘id.’, dalla radice PIE *uer- ‘alto’). Da uaria il tardo-latino *var-enna e da qui varenne e, per influsso di voci di origine germanica come garde ‘guardia’, garenne. I francesi di origine normanna portarono l’istituzione in Italia. In particolare, il signore normanno di Casoli istituì la sua riserva di caccia al di là del fiume Aventino, e la località rimase nota col nome di Guarenna (oggi Guarenna Vecchia, perché vi è una Guarenna Nuova più vicina al fiume e alla zona industriale).

Per concludere la storia, due curiosità. La prima è che vicino a Guarenna Nuova si trova oggi la riserva naturale del Lago di Serranella. Una guarenna moderna, dunque. La seconda curiosità è che a Parigi, vicino a rue du Bac, esiste una rue de Varenne, forse così chiamata da un’originaria guarenna ivi esistente, o magari da una personalità (abate, signore, ecc.) legata ad una delle Varennes di Francia. Fatto sta che al numero 51 vi si trova l’Ambasciata d’Italia. E da questa circostanza trasse il nome il celebre cavallo da corsa italiano Varenne, il più ricco di tutti i tempi.