Un villaggio chiamato Roma

Riprendo nel titolo di questo appunto quello di un saggio di Domenico di Marco, pubblicato sulla rivista l’Universo nel 1977 (a. 57, n. 3 maggio-giugno 1977), che tratta del municipio romano di Cluviae e del castello medievale di Roma o Laroma (presso l’attuale contrada con questo nome, comune di Casoli), nonché dei centri vicini. Il saggio è importante anche perché largamente ripreso sul web, ad esempio nella pagina del comune di Pennapiedimonte, ecc. Tralascio il valore storico-archeologico del saggio, desiderando occuparmi solo delle suggestioni toponomastiche ivi presenti, che riassumo così:

1. Il nome di Roma, la Roma fu attribuito in epoca alto-medievale ai resti del municipio già carricino di Cluviae, perché abitato da cittadini romani e dunque considerato ‘la Roma’ per eccellenza dalle popolazioni limitrofe.

Questa tesi è plausibile e trova tutti d’accordo. Il toponimo è citato già nell’a. 829 (…S. Crucis super Romam…) e nell’a. 883 (pertinentia de Roma).

2. Dal nome della Roma deriverebbe quello della valle di Selvaromana (v. qui, n. 58) , che secondo l’autore indica la valle dell’Avella da Pennapiedimonte in sù; si trattava di zona (soprattutto i boschi) riservata ai Romani, ed ai Romani della Roma in particolare.

La possibilità pare suggestiva, ma qui l’aggettivo romana potrebbe essere invece un riflesso della voce longobarda hari-mann ‘uomo libero’ e dunque indicare una situazione più tarda ed in fondo contraria, cioè una riserva longobarda in opposizione a zone accessibili ai nativi.

3. Al contrario, tutti gli altri (i non Romani ?) avevano a disposizione una porzione di bosco da cui deriva il nome del castello di Ugno (v. qui e qui), cioè omnium ‘di tutti’.

Questo toponimo è pure antico, essendo citato già nell’a. 883 (Castellum de Ungo). La derivazione proposta è alquanto rara ma formalmente possibile.

4. Pennapiedimonte sarebbe citata insieme al torrente Avella dall’autore latino Silio Italico.

Il brano in questione (Punica, VIII, 515) recita:

quae, Fiscelle, tuas arces Pinnamque uirentem
pascuaque haud tarde redeuntia tondet Aueiae.

Si tratta di un passo che descrive i Vestini, non i Frentani né i Marrucini: Pinna è Penne, Avellae è una lezione alternativa di Aveiae, cioè Aveia (presso L’attuale Fossa, AQ). Non mi sembra che Pennapiedimonte sia citata prima dell’a. 1070 ca. (Ecclesiam S. Marie della Vella et castrum quod vocatur la Penna, cum omnibus suis pertinentiis). Tuttavia, pinna è vocabolo prelatino (v. qui, n. 38).

5. Maiella deriva dal culto della dea (in realtà, una nifa) Maja.

Su questo guardate qui.

6. Vallebona, un altro nome del torrente Avella, deriva da quello della dea Bona.

In realtà Vallebona non è un toponimo alternativo per l’Avella (v. qui, n. 23), ma piuttosto il nome di un fosso che confluisce nella valle di Selvaromana (v. qui, n. 65). Trattandosi di un impervio vallone di montagna, ogni relazione con culti precristiani sembra improbabile. Il toponimo significa semplicemente ‘valle buona (per il pascolo)’.

7. Nei pressi di Pennapiedimonte esisteva un villaggio chiamato Famocchiano da Fanulum Jani ‘tempietto di Giano’, poi anche interpretato come S. Jano, cioè S. Giovanni ed attribuito alla chiesa di quel villaggio, oggi scomparso.

Il villaggio è citato nell’a. 1150 (aram Pinnae cum subjacenti Podio Famecchiani et cellis suis) e più tardi incastellato dai monaci di S. Salvatore a Maiella (Castra Cominarum, Pinne ac Fameclani). La chiesa è citata nell’a. 1225 (Ecclesia S. Johannis de Famecclano). L’attuale toponimo S. Giovanni, sotto la “via Decumana” che dalla statale 263 conduce a Laroma, ne individua il sito. Il villaggio fu probabilmente distrutto da frane che crearono gli attuali ‘calanchi’ del versante meridionale del T. Laio. L’origine proposta per il toponimo è improbabile per ragioni fonetiche (avremmo avuto *Fanuiano o *Fanugliano). Mi riprometto di proporre un’etimologia alternativa quanto prima …

8. Il fiume Aventino fu chiamato così perchè situato a E della Roma, così come il colle Aventino è a E di Roma.

Qui siamo nella pura speculazione. Guardate invece qui, n. 23.

In conclusione, il fascino di questa nostra ‘piccola Roma’ resta intatto, ma occorre un po’ di prudenza con le suggestioni arcaico-romane.

Foto: http://archivio.mensamagazine.it