Tavo

Sorpasso(da Il Sorpasso, periodico politico-culturale-sportivo di Montesilvano, a. 2, num. 8)

Il fiume Tavo è uno dei due corsi d’acqua (l’altro è il Fino) che, congiungendosi, danno origine al Saline, fiume che segna il confine settentrionale di Montesilvano e del cui nome ci siamo già occupati (Il Sorpasso, a. I, num. 4). L’idronimo che esaminiano in questo numero è anche richiamato dalla specificazione adottata nel 1912 dal comune di Cappelle (per l’appunto) sul Tavo, poco dopo l’autonomia da Montesilvano (1904).

E’ dunque del tutto legittimo per un montesilvanese domandarsi da dove viene il nome Tavo, che evidentemente non richiama a prima vista nulla, né nella nostra lingua, né nel dialetto locale. Nonostante l’importanza del corso d’acqua, che nasce nella zona del Gran Sasso, precisamente all’estremità sud-orientale di Campo Imperatore, non si hanno attestazioni antiche dell’idronimo. In altre parole, le fonti romane non ci hanno tramandato come il fiume fosse chiamato all’epoca, mentre citano molti altri corsi d’acqua della regione. Si potrebbe perciò pensare che l’odierno Tavo fosse semplicemente considerato l’alto corso del Salinus fl. e portasse dunque a monte lo stesso nome che aveva alla foce. In realtà ritengo che, seppur non attestato, il Tavo avesse un suo nome antico diverso da quello del Salinus. Un nome di origine almeno vestina, dunque italica, di cui ritengo sia possibile ricostruirne la forma.

Le prime attestazioni sono medievali, e concordano fra di loro, permettendoci di ricostruire l’antico nome come *Tabus o forse *Tabis (il lettore ricorderà che un asterisco prima di un nome indica una forma non attestata, ma ricostruita dalla linguistica storica). Il passaggio da B a V sarebbe stato successivo in quanto caratteristico dei nostri dialetti (dove, ad esempio, il latino bucca diventa vocche).

Esiste anche la possibilità che la forma originaria fosse *Tavus e che la B sia stata inserita dai pedanti redattori medievali come una errata correzione della V, da loro avvertita proprio come un ‘errore’ dialettale. Si tratterebbe di un fenomeno noto ai glottologi come ipercorrettismo.

Se la versione con la V è quella originaria, il nome mostra subito di avere diversi parenti nell’idronimia antica. Nella lontana Inghilterra del Nord, abitata dai Britanni di stirpe celtica, si trovava un altro Tavus (talvolta scritto dagli autori latini e greci Taus, Tava o Taba) che corrisponde al moderno river Tay. In Italia, troviamo soprattuto l’idronimo ligure Tavia da cui l’odierno Taggia (IM), il quale ha pure un possibile omofono in Francia (l’odierno fiume Thève). Mettiamo in questa famiglia anche il nome del torrente Tavollo (che segna il confine tra Marche e Romagna), il quale nome, seppure senza attestazioni antiche, potrebbe rappresentare un diminutivo di Tavus (*Tavullus).

Ma anche prendendo per buona la versione con la B (*Tabus), il nostro idronimo sarebbe comunque imparentato alla lontana col Tay, il Taggia, il Thève ed il Tavollo. Infatti, il « Pokorny » (il dizionario etimologico delle lingue indo-europee di cui abbiamo più volte parlato) propone una radice indoeuropea *ta- (con la A lunga) dal significato di ‘sciogliersi, liquefarsi’, che presenterebbe varie estensioni consonantiche. Tra queste ritroviamo sia *tabh-, da cui il latino tabes ‘umore, melma, liquefazione’ ed eventualmente il nostro *Tabus, sia *tau-, da cui l’altra possibile versione *Tavus e il britannico Tavia.

Questa analisi ci mostra, una volta in più, come gli idronimi siano generalmente i più antichi ed i più resistenti fra i nomi di luogo, e si tramandino per secoli e millenni, pur con le variazioni fonetiche delle varie lingue che si succedono in una certa regione. Anche nella nostra zona, l’idronimia pre-romana è spesso restata intatta fino ai giorni nostri, come abbiamo visto in precedenza nel caso del Saline e, in questo numero, del Tavo.

Antonio Sciarretta