Tempi cupi

Sorpasso(da Il Sorpasso, periodico politico-culturale-sportivo di Montesilvano, anno I, num. 1)

Una contrada di Montesilvano verso i confini con Spoltore, un gruppo di case devastate da una frana ormai 10 anni fa, porta il nome di Valle Cupa. Si tratta in origine del nome di uno dei fossi che scendono dal Colle Arena e confluiscono nel Fosso Grande, come attestato dalle carte topografiche militari che riportano il toponimo, sebbene spalmato su un’area piuttosto vasta. Pare che i locali usino anche il nome Fonte Cupa per indicare la contrada, ma non saprei dire se una sorgente, una ‘fonte’, sia ancora presente ed attiva sul territorio.

Questi toponimi possono a prima vista sorprendere: può una valle o addirittura una fonte essere ‘cupa’ ? In italiano il significato dell’aggettivo cupo è quello di ‘privo di luce, oscuro’, oppure ‘dal suono basso e sordo, come se uscisse dal profondo’. In effetti, si tratta di significati figurati, derivati da quello concreto di ‘profondo’, che si applica molto meglio a descrivere una valle od un fosso. A sua volta, il significato originario del latino volgare *cupus (l’asterisco indica una forma non attestata ma ricostruita), da cui il nostro aggettivo deriva, doveva essere quello di ‘concavo’, in quanto non è che una forma secondaria maschile del vocabolo cupa, che in latino significava ‘botte, tino’. Evidentemente cupo ‘profondo’ ha derivato da cupa ‘botte’ l’idea della concavità, della profondità.

Il vocabolo latino spiega anche un eventuale toponimo fonte cupa, se fosse questo ad aver generato il nome della valle montesilvanese, e non il contrario. Infatti, nei nostri dialetti, cupo forma una famiglia di sostantivi che indicano vari oggetti concavi e profondi, come una botte, un recipiente per l’acqua, una scodella, un tegame, un alveare, ecc.

Spesso questi appellativi sono stati usati per designare delle località, attraverso il meccanismo topo-linguistico del « traslato geomorfico »: si indica una località con il nome di un certo oggetto perché lo richiama nella forma. Esempi di tali esiti toponimici sono: Cupello, nome di un comune nella provincia di Chieti e di varie contrade abruzzesi; Cupone, nome di una frazione di Capistrello (AQ); Cuparello, nome di varie località tra cui una a Palombaro (CH). Altre volte, l’appellativo cupo o un suo derivato è usato per specificare un nome geografico comune: Fonte del Cupo ad Arischia (AQ) e Fonte dei Cupelli a Tornimparte (AQ) ne sono degli esempi.

La diffusione dei toponimi del tipo cupo e derivati sembra interessare unicamente l’Italia centro-meridionale, dalla Toscana meridionale, l’Umbria e le Marche fino alla Calabria settentrionale. Dunque è forse in quest’area che nacque e fu usato il vocabolo latino volgare *cupus. Curiosamente, quest’area ricalca grosso modo l’area di diffusione, prima della romanizzazione dell’Italia, delle popolazioni e delle lingue italiche. Questo gruppo etnico-linguistico viene anche chiamato dai glottologi osco-umbro, dalle due principali rappresentanti, ossia l’osco, lingua dei Sanniti, e l’umbro, lingua degli Umbri, ma comprendeva anche i dialetti sabellici dei piccoli popoli abruzzesi quali Marrucini, Peligni, Marsi e Vestini, questi ultimi presenti sul territorio dell’odierna Montesilvano.

Niente ci vieta di pensare che nelle lontane lingue osco-umbre esistesse già una serie di vocaboli del tipo *kupos e derivati, poi confluiti per affinità nella lingua latina quando questi popoli furono romanizzati. Del resto latino e lingue osco-umbre erano imparentate, avendo un’origine comune che i glottologi chiamano « indo-europea », e condividevano radici di parole e verbi. Nel nostro caso, la radice ricostruita suona *keup-. Da questa radice discendono termini in varie lingue indo-europee come l’antico indiano (sanscrito) kupa ‘buca’, il greco kupellon ‘coppa’, o l’inglese hive ‘alveare’. La diversa vocalizzazione *koup-os indicava con ogni evidenza una ‘collina’: a questa famiglia appartengono vocaboli aventi proprio questo significato, come l’antico persiano kaufa-, l’inglese heap, o l’albanese qipi. In latino la radice *keup- ha dato anche il vocabolo cuppa ‘coppa’, con allusione alla forma tondeggiante, oltre a cupa e *cupus che, lo abbiamo visto, possono anche essere visti come dei regionalismi osco-umbri.

Beh, dopo questo veloce ma intenso viaggio storico-linguistico, la prossima volta che passerete sopra Valle Cupa per andare a Spoltore non potrete fare a meno di dedicare un pensiero curioso ai nostri predecessori Vestini ed ai cupi e cupelli di cui certamente disponevano.

Antonio Sciarretta